giovedì 6 giugno 2013

Spinalonga (l'ultimo paziente) da Hyle. Selve di poesia. La vita Felice, 2013

Terra, terra, terra,
posso gridare per ore
mentre l'isola spezza le onde.


Terra, terra, terra.
Nessuno risponde,
solo il fascio di luce che illumina forme.


Resterò qui per sempre,
resto qui per sempre,
diviso in due dalla corrente.


Non mi specchio,
non mi specchio per niente,
non credo nella scienza delle attese.


Cosa sperimentare ancora,
non esiste cura, sanatoria.
E allora, cosa?


La domanda mi lega ad una parola
-cosa-
la mia sola risposta.

Afona la vendetta,
mi lascia la carta che assorba
quanto mi porta l'insonnia.

Per ora, per ora,
ricorda gli studi,
gli analitici primi, ricorda la lotta,


la scelta di restare,
tacendo, l'esilio interno.
Questo mi spetta.

S'arresta la linea del tempo,
la sua grana sottile si scioglie,
m'accoglie.


Rientro nella faglia animale,
una mosca che annaspa sul vetro,
porta in grembo
il frutto del suo parto.
Se ne schiaccio il corpo
si spandono, strisciando,
come fossero molluschi di scoglio,
senza guscio, cassa, riparo,
le sue larve sul pavimento,
mi aggrappo a questo
e scopro che è scissa
la faglia in cui m'innesco,
produce larve ciò che tocco,
solo se sto fermo
imputridisce il mondo.


-Ogni oggetto o animale
è la costante
col suo fattore esponenziale.-


Questa sedia,
ecco questa sedia,
è la sua immagine,
ma è anche la sedia
che uso quando siedo
per annotare i pensieri
che ora sto scrivendo,
ma la sedia rientra nel suo mistero
solo quando la penso nell'insieme
della sua astrazione
e del suo esser mezzo,
allora si rinnova la sua funzione
mentre ringiovanisce la mia morte.
e la mosca che schiaccio
è già in sé tutte le sue larve.


Spinalonga è un'isola vicino Creta, è stata prima un avamposto della Repubblica di Venezia, poi possedimento turco, infine, prima d'essere del tutto abbandonata, un sanatorio per i malati di lebbra (di seguito nel doc di Jean-Daniel Pollett).

Vincenzo Frungillo

L'Ordre, Jean-Daniel Pollet (1973 )