martedì 13 novembre 2012

Cèsar Vallejo, da Poemi in prosa: cosa significa scrivere della distanza.

Il senso buono


Madre c'è un posto nel mondo, che si chiama Parigi. Un posto molto grande e lontano e, ancora una volta, grande.

Mia madre mi aggiusta il collo del cappotto, non perché comincia a nevicare, ma perché cominci a nevicare.

La donna di mio padre è innamorata di me, venendo e avanzando con le spalle rivolte alla mia nascita e il petto alla mia morte. Giacché sono due volte suo: per l'addio e per il ritorno. La chiudo nel rientrare. Per questo mi hanno dato tanto gli occhi di lei, innocente di me, in flagrante di me, effettuandosi mediante opere compiute, patti consumati.

Mia madre è confessa di me, nominata di me. Come non dà altrettanto agli altri miei fratelli? A Victor, per esempio, il maggiore, ormai così vecchio che la gente dice: Sembra fratello minore di sua madre! Sarà perché io ho viaggiato molto! Sarà perché io ho vissuto di più!

Mia madre lascia un attestato di principio colorante al mio attestato di ritorno. Davanti alla mia vita di ritorno, ricordando che ho viaggiato per il suo ventre durante due cuori, arrossisce e rimane mortalmente livida, quando dico nel trattato dell'anima: Quella notte fui felice. Nondimeno, più diventa triste; più diventerebbe triste.

- Figlio come sei invecchiato!

E sfila per il color giallo a piangere, perché mi trova invecchiato, nella lama di spada, nello sbocco del mio volto. Piange di me, si rattrista di me. Che bisogno ci sarà della mia gioventù, se sarò sempre suo figlio? Perché le madri si affliggono di trovare i figli invecchiati, se l'età di questi non raggiungerà mai la loro? Perché dunque, se i figli, quanto più declinano, tanto più si avvicinano ai genitori? Mia madre piange perché sono vecchio del mio tempo e non arriverò mai ad invecchiare del suo.

Il mio addio è partito da un punto del suo essere, più esterno del punto del suo essere a cui ritorno. Io sono, a causa dell'eccessiva dilazione del mio ritorno, più l'uomo davanti a mia madre che il figlio davanti a mia madre. Lì risiede il candore che oggi ci rischiara con tre fiamme. Le dico allora fino ad ammutire:

-Madre, c'è nel mondo un posto che si chiama Parigi. Un posto molto grande e molto lontano e, ancora una volta, grande.

La donna di mio padre, nel sentirmi, prende cibo e i suoi occhi mortali mi scendono soavemente per le braccia.

(Edizione Accademia, 1976, tr. di Roberto Paoli)

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