martedì 18 gennaio 2011

Ingennaiato


EINGEJÄNNERT
In der bedornten
Balme. (Betrink dich
Und nenn sie
Paris.)

Frostgesiegelt die Schulter;
stille
Schuttkäuze drauf;
Bauchstaben zwischen den Zehen;
Gewißheit.

(Paul Celan, Schneepart)


INGENNAIATO
Nella spinosa
Grotta. (Ubriacàti
e chiamala
Parigi.)

Sigillata dal gelo la spalla;
con sopra silenziose
civette;
lettere d’alfabeto
tra le dita dei piedi;
certezza.

(Parte di neve. Traduzione di Giuseppe Bevilacqua)

martedì 11 gennaio 2011

Dialoghi da Moleskine




a Chiara, Elio e Fernando
che sanno il perché.

I
Dopo il tuo lavoro passi sempre qui,
alto, alto sali tra i muri
scendi latte di montagne
rimpicciolisci per raggiungermi
dalle finestre, dai condotti sublunari.
- Ebbene, che vedi fuori
prima di entrare?
- Saranno anni che gli uccelli
fanno la loro ronda familiare
e le luci muoiono nello stomaco
grande e fumoso dei bar
- Salta il racconto, va’ avanti
- Che due o tre giovani
dalle calze brune hanno
provato a salutare.
- E poi? - dico per spazientirlo -
- E poi finisce che venga
da te per costruire questa stanza
e le risposte e la vita tutta
che ti accendono la forza di sempre,
sempre nascono sul disco del mondo.

II
Entreremo spalla a spalla
coi piedi senza rumori
nella scatola magica dell’ascensore
ti chiedo il nome, poi la dimora
cosa farai di buono prima di dormire
poi tocca a te
- Facciamo un po’ per uno - ho detto -
Mi chiedi:
- È già sera? -
poi se e quanto manca all’arrivo
(hai detto se, mi commuove l’invito
per l’eternità che viene via dal tuo viso)
e quanto ancora al momento in cui
divideremo la strada
tu a destra
io a sinistra,
tutta l’apparizione ferma
nella testa, nel miracolo
di un giorno cittadino
al numero ventisei,
rapide cascate sotto le scarpe
annunci, coleotteri per la via
l’attesa della fine, la fine dell’inizio
di fronte al Caffè della Fontana.

III
Oggi sono una prolunga di rami
alla finestra,
guardo l’Europa alla televisione,
la sua corolla d’acciaio.
È un mondo piccolo da qui,
un grumo caduto dagli anni
lanciato dall’angelo giallo
della rivelazione.
- Vuoi qualcosa? - dici
prendendo le sembianze
dei fiumi, aria terrosa
di finestre dell’est -
passo più tardi?
- Sì, voglio quel tuo sguardo,
fa così bene
non mi dice, non rimprovera
preme sui miei occhi,
sa - come l’età, come la tenerezza -
dove finire.

IV
- E se si fa sottile il suo corpo
la riviera ci sembra attraverso
non mangia ormai che pane
e origano,
dobbiamo partire
per le stanze bianche
e i corridoi verdacciaio delle sale
per provare a ricongiungerci
nel sangue.
- Così le dici? Dobbiamo partire?
- Ogni tanto succede. O, ogni tanto,
che anche a me fa male qualcosa
cosicché dopo a lei non dice niente di brutto,
tutto ciò, niente di terribile.
È la riprova che il corpo è nostro
e se siamo in due si passa meglio
dal sogno all’esistenza , dall’esistenza
al sogno, nella notte.

V
- I piani delle ricevute…
- I piani?
- I piani che hanno la costanza
di farci ricordare.
- Cosa stai guardando adesso?
- La data di quando
ho ordinato il tuo libro
e i soldi messi da parte
per quell’esame di gioia
e di zucchero,
l’azzurra avidità che ci sfinisce.
- Non c’eri che tu, nel libro
hai pagato un libro che parlasse
di te, senza aspettare
il mio ingresso nell’estate
il possibile incontro che avremmo
avuto, il mio regalo dovuto.
- Si chiama impazienza di tutto
Hai detto sì, così felice
una volta ancora.

VI
- La guerra per le intercettazioni
l’incostituzionalità delle parole…
lasciamole a loro,
io vengo per intercettare te
e il radar si fa più dolce
hai le carte, la geopolitica
della sopravvivenza.
- Non ho che questo
- Basta, credo.
Ti prendo da questa pista fumosa,
immeritatamente so le coordinate
- Non sai pilotare (sorridi)
- Si progredisce. Si fa un upgrade,
so che ti piace se lo dico, se poi
ti tengo per i capelli, ti tiro su
accelero, già volo fuori dalle nebbie
il tuo volto è una città scoccata
in aria, fuori e più fuori dal buio.

VII
Le cose che non iniziano, le cose
che finiscono soltanto e non sono
la fine dell’altro
NICOLA GARDINI

- Le cose che non ci sono vanno pensate
- Va pensata la vita e la scrittura!
- Allora, non ci sono?
- Ci sono quando la mano comincia
a finire. È tutto un salire per gradi.
- Per esempio?
- Finalmente anche la direzione
del sole, alla mattina, si ferma
ben bene sulla tua guancia
- Qual è il significato?
- Che il sole smette di far luce
non c’è, va pensato come
il grano che ti preme in bocca,
che ci fa mangiare.

(da Quattro giovin/astri, Kolibris, Bologna 2010)

Anna Ruotolo (1985) è nata e vive a Maddaloni, in provincia di Caserta. Con le sue poesie ha vinto vari premi nazionali ed internazionali giovanili (tra gli altri, il “Premio Turoldo” 2009 nella sez. under 25). Suoi testi sono apparsi nella rivista internazionale “Poesia” di Crocetti nel numero di luglio/agosto 2009, ne “Il Foglio Volante – La flugfolio” (ed. Eva), ne “Il Foglio Clandestino“, in “Capoverso”, in “Poeti e Poesia”, nel quotidiano “Il Tempo” e nella rivista italo-newyorkese “Italian Poetry Review”, anno 2009, num. 4, (Columbia University, The Italian Academy for Advanced Studies in America and Fordham University). Un testo tradotto in spagnolo da Jesús Belotto è pubblicato nel num. 4 della rivista internazionale online “Poe +”. Dal 2010 fa parte della redazione del sito e progetto “I giovin/astri di Kolibris”. È presente nelle antologie poetiche “Il Fiore” 2008 (dall’omonimo premio letterario) ,“Corale per opera prima” (LietoColle, Faloppio 2010) e “Quattro giovin/astri” (Kolibris, Bologna 2010).“Secondi luce” (Faloppio, LietoColle 2009 – premio “Silvia Raimondo” 2009) è la sua opera prima.