martedì 17 novembre 2009

Dio ti Allevi


Gli artisti di oggi sono un po' i colletti bianchi della terziario spettacolare. Irrigimentano le masse. In questo ci sono i campioni, coloro che sintetizzano i gusti e fanno da gangli delle emozioni (perentoriamente "viscerali") del pubblico. Sono come gli omologatori di particelle, gli abbassatori di tono della pretese titaniche dei fautori del buon gusto e della forma. In questo c'è il passaggio epocale direi, ma quest'ultima mi sembra parola grossa, tra l'ottocento-novecento e il nuovo millennio. Un campione in questo senso è il giovane pianista Allevi. Dice G. Allevi: "io ho fatto una rivoluzione copernicana, non è il pubblico che va verso l'artista, ma l'artista che va verso il pubblico". (li immaginate Glenn Gould o Michelangeli dire una cosa del genere?) A questa frase mettete il sottofondo della sua risata molliccia e il gioco è fatto. E' stato come scoprire l'antimateria. Il vuoto nell'arte. Del resto lui ha anche studiato filosofia: titolo della tesi: "Il nulla in fisica". Vale più come ricercatore che come musicista.

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