martedì 6 maggio 2008

Il corno d'oro

Si sente l'espressione il corno d'oro, si pensa a qualcosa di mitico. Poi, se ci si trova a navigare in quel bacino d'acqua, tutto sembra familiare. Istanbul è una capitale laica, Istanbul è una città musulmana, è il confine tra l'oriente e l'occidente, è quasi Europa. Lì l'artista milanese vestita da sposa è morta con le vesti stracciate, come un gatto scorticato dai cani. Ora faranno un museo con i resti di quel vestito. Il simbolo della fratellanza internazionale. Ma il bianco del suo tulle è steso già sul crinale della collina, che affaccia sul mare. Almeno così può sembrare nella memoria se si va indietro fin dove lo sgurado s'arresta.
Una collina tutta bianca, stesa tra rade macchie verdi. Una barca d'emergenza che s'accosta e di lì inizia la salita. Lo stupore continua nel costatare che quel biancore non è altro che il riflesso di migliaia di lapidi.
I cittadini di Istanbul hanno scelto il lato più panoronamico della loro città per sotterrare i morti. L'angolo più in vista del corno d'oro. I morti qui non li nascondono, li espongono come se guardassero dall'alto. Ci si osserva a vicenda. Iniziando la salita verso la vetta, si nota che sulle lapidi non ci sono foto ma solo nomi. Nessun culto esasperato del corpo o dell'immagine, della presenza terrestre..nessuna esposizione di spoglie di santi incerati. Solo lapidi bianche con un nome. In pochi si fermano vicino alle tombe, passeggiano nel bianco indistinto della collina. Arrivano in cima e bevono un cay. Lì osservano la città con gli occhi dei morti. Il bianco, si sa, è il colore del sacro e dell'esposizione . Come ricorda Dante nel Convivio. Esporre i morti è un atto estremo d'umiltà. Il Bosforo ha visto più sangue di qualsiasi mare.
Penso a Foscolo, ai Sepolcri, alla sua battaglia: i cimiteri fuori o dentro le mura? All'alternativa di una visione laica o sacra della vita. Nè l'una nè l'altra. Noi i morti li teniamo in città ma li nascondiamo o li veneriamo in modo morboso. Non sappiamo averne cura. Li usiamo come proiezione di paure e egoismi di specie. Se si accenna ai morti si è accusati di crepuscolarismo. Quanti oggi dicono, parlano con parole e pensieri di altri senza dirlo. I nomi sono luminosi, la sintassi è luminosa, la nostra grammatica è un sentiero tra le lapidi. Napoleone voleva che i morti fossero giustiziati. Noi non siamo meno stupidi o presuntuosi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma i morti loro?
dan