domenica 6 aprile 2008

intellettuali e televisione

Umberto Eco, l'inventore dell'aut aut tra apocalittici ed integrati, ha detto una cosa giusta nel suo recente apparire in Tv: "non è vero che gl'intellettuali in televisione non ci vanno. Semplicemente quando ci vanno smettono di essere intellettuali." Cosa significa per i fautori dei pensieri deboli comparire in televisione? Esiste una perecezione media della realtà, che è quella televisiva. Questa percezione non ha niente di democratico come solitamente la si vuole intendere. In realtà la percezione media della realtà è l'esatta riproposizione di tutte le utopie totalitarie tradotte nei termini contemporanei. L'ideologia sottesa ai mezzi di comunicazione è che l'uomo possa essere sgravato del suo mondo. Si crede che l'uomo possa smettere di guardare il mondo.
Alla base delle società delle immagini è sottintesa proprio un'utopia della cecità. Dopo Omero, l'uomo ha iniziato a guardare il mondo; si è fatto un'idea del mondo. Le parole dell'animale uomo hanno iniziato a trattenere il mondo nella luce. Lo sforzo che ci rende umani è proprio questa persistenza nella luce. Aldilà di ogni umanesimo o umanismo, lo sforzo è di tutti e di ognuno. Oggi si crede di poter fare almeno di questo sforzo. L'immagine media (cioè immediatamente comune) esaurisce il mondo per tutti noi, indistintamente. Tutto è uguale, è come se fossimo al buio.
La controprova che questa sia un utopia sta nel fatto che noi non riusciamo a dimenticare. E' come quando si chiudono gli occhi per vedere il buoio. E' un paradosso. Noi il buoio "lo vediamo". Appunto. C'è sempre luce!
Fuori dal paradigma storicista, questo significa che noi non riusciamo a non sentire la nostra parte fallibile. La frustrazione che oggi proviamo di fronte all'accumularsi delle immagini (trasparenti) è dovuto dal premere della natura fallibile di ognuno di noi. La nostra parte mortale si fa sentire. Il bello delle parole "profonde", "quelle degli intellettuali", sta nel loro portare a fondo; sta nel loro ricordare la parte mortale di ognuno di noi. Nelle parole dei poeti (quelli seri!), dei filosofi (quelli seri!), l'uomo torna a guardare la luce.

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